Prima di pensare a fare i Pitti onlain e ai corsi di istrutture di fitness, o di educatore alimentare o al percorso per diventare preparatore atletico, devo essere sincero, dovreste imparare l’italiano.
Non sto scherzando. Non vi si può insegnare nulla se siete una giara di terracotta rotta. L’acqua che si versa non rimane nel contenitore.
La quasi totalità degli “italiani”, NON parla italiano. Parla un idioma o meglio dovrei dire una serie di idiomi noti come “Italiano imperfetto”.
L’Italiano Imperfetto nasce dal fatto che regionalmente le persone nascono e sono educate a pensare in dialetto, che poi traducono in un italiano imperfetto come lingua franca per comunicare con i provenienti da altre regioni o territori.
Il 95% degli italiani ha in testa o solo dialetto, o un miscuglio di pensieri che fluiscono dal dialetto a un proto-italiano, che poi vengono codificati in una pseudo-lingua dalla forte connotazione regionale nota come italiano imperfetto.
Il limite dell’italiano imperfetto è che è scarno, pieno di errori, influenze dialettali e svuotato di quella ricchezza culturale e di sfumature che si trova in seno all’italiano.
Da sempre combatto per la necessità di usare un linguaggio SEMPLICE per spiegare i concetti ai clienti e non perdersi in discorsi dal “timbro” accademico e infarciti di tecnicismi.
Tanto, se pure conosceste i tecnismi, li capiremmo io, voi e qualche appassionato.
Il problema grosso è che il linguaggio SEMPLICE a comunicarsi è DIFFICILE a ottenersi. Nel senso che dovete padroneggiare la lingua in tutte le sue possibili sfumature.
Un ignorante ha un linguaggio scorretto, non semplice. Questo poiché non ha gli strumenti culturali per capire come adattarsi all’interlocutore che ha di fronte a meno che non sia un suo compaesano di medesima estrazione sociale e culturale.
Una volta l’istruttore era il mestiere dell’ignorantone che non aveva un titolo di studio e un lavoro “vero” nell’immaginario collettivo, ma aveva fatto qualche gara e aperto la palestrina.
Posto che non è più così (se lo è mai stato) e lo ripeto da tempo, le nuove “armi” che servono per avere più atleti, clienti e allievi nel mondo della palestra, sia dal vivo che online, si poggiano su una profonda conoscenza dell’italico idioma.
Chi pratica un italiano imperfetto si può auto-diagnosticare semplicemente perché “fa fatica a leggere” libri. Di qualunque genere.
Linguaggio oltre la “Gazzetta dello Sport” vi stanca la vista.
Una volta rompevo le palle sulla necessità di sapere l’inglese. MI SBAGLIAVO. (O meglio, è verissimo che sia necessario come l’aria conoscere l’inglese ci mancherebbe, ma…).
Ciò che è realmente necessario è la conoscenza in primis dell’italiano corretto, corposo e con ricchezza di sfumature.
Competenza sul FitBeauty può innestare la giusta comunicazione per bocca e per iscritto.
Se pensate in dialetto e non vi sforzate di crescere, voi all’allievo non potete insegnare.
Se parlate con costrutti scorretti e parole modificate o inventate, voi le tecniche di allenamento dal vivo non potete farle applicare nel modo giusto.
Quindi consiglio fortemente una terapia d’urto a base di italiano.
Sinceramente in maniera istituzionale non saprei come fare. Ma senza tornare a Dante o Manzoni, sono certo che potete sforzarvi di entrare in una libreria e comprare quelle cose che si chiamano libri, magari con un occhio di riguardo per i classici e compiere quel duro allenamento che si chiama LEGGERE.
Sono convinto che in un anno di attenta attività in trincea dietro le linee nemiche, dopo aver letto tonnellate di roba e ampliato la varietà del vostro vocabolario e dei vostri costrutti, saremo tutti trainer migliori e sarà più semplice che certe tematiche attecchiscano.
Lascia una Risposta