Di recente un’intervista alla mamma di Michael Phelps mi ha davvero colpito.
Michael, considerato uno dei migliori nuotatori di tutti i tempi, ha una storia pazzesca alle spalle.
Egli ha fatto del Mental Training una carta vincente. Pensa che ogni sera e ogni mattina fa allenamento mentale e ripercorre le bracciate, le sensazioni della gara, dell’acqua addosso, dei suoni…
Questo permette di creare abitudini e di arrivare ad una consapevolezza del gesto che non lascia spazio al caso.
Apre un mondo a nuove risposte per la migliore performance.
Tanti atleti di altissimo livelli la usano tecniche come questa, come allenamento quotidiano.
Ha talento? È un fuoriclasse, ovvio!Però quello che lo rende UNICO non è la costanza, non è la genetica, è l’impegno. Queste cose lo hanno reso un campione. L’unicità gli è stata data da una famiglia alle spalle, che ha saputo vedere oltre.
Il talento aiuta, ma non basta. Serve altro. L’impegno, la perseveranza, la puntualità è davvero ciò che rende un professionista tale. E tutti dobbiamo capire che senza questi ingredienti non otterremmo mai risultati concreti.
Genetica o meno.
Dietro il successo di Micheal Phelps c’è molto altro.
C’è la sua “squadra”.
Sì, è così che Debbie, la mamma di Miche, chiama il lavoro fatto con suo figlio: “un lavoro di squadra”.
Nell’intervista racconta: “E così il dr Wax gli prescrisse tre dosi quotidiane di Ritalin, uno psicofarmaco, ed alzò le mani: dislessia, impossibilità di avere rapporti sociali e depressione erano dietro l’angolo, per lui…
In più metteteci anche la separazione dei vostri genitori. Non è un bel quadro, vero? Non è finita: a scuola, non riuscendo a focalizzare l’attenzione, le cose non andavano meglio…
I compagni di scuola lo chiamavano ‘dottor Spock’, per via delle sue orecchie a sventola…
…però il dr Wax una cosa buona la fece, e gli consigliò la piscina, come aveva già fatto con le sue sorelle Whitney e Hilary. E, dopo il rifiuto iniziale, «non sopportavo l’acqua in faccia, così cominciai col dorso», il piccolo Michael cominciò a sentirsi «più libero», e quella che era una sindrome, IL NON STANCARSI MAI, ERA DIVENTATO IL SUO SEGRETO, avendo imparato a conviverci!
Michael non ha mai saltato una lezione di nuoto… ha voluto smettere di prendere le pastiglie per l’attenzione ed io l’ho lasciato fare, ovviamente tenendo tutto sotto controllo.”
Ora al di là delle difficoltà incontrate durante il percorso, sicuramente tantissime, gli ostacoli incontrati, il dolore e la sofferenza o il modo di superare tutto questo, c’è un punto più interessante da evidenziare: la magia dello SPORT!
Togliere lo sport ai figli perché non si ha tempo, perché la maestra dice che devono riposare, perché magari sono dislessici, iperattivi e chi più ne ha più ne metta, e poi non hanno modo di fare i compiti (come dei bravi soldatini)… E’ UNA GRANDE GRANDISSIMA CAZZATA!
Niente ti insegna a stare in gruppo come lo sport. Niente ti insegna a gestire le emozioni come lo sport. Niente ti insegna ad affrontare le sconfitte e le vittorie come lo sport.
E poi: le capacità attentive? La concentrazione? La capacità di reagire agli imprevisti, allo stress? L’intelligenza emotiva?
LO SPORT IN QUALCHE MODO TI INSEGNA A VIVERE!
Perché la vita è un continuo cadere e rialzarsi: a scuola, a casa, con gli amici, al lavoro. In gara.
Lo sport è essenza stessa di vita.
Non esistono molti Michael Phelps, è vero! Ma quelli che ci sono bastano per farci capire che ognuno di noi ha un suo segreto per il successo.
E se quello di Michel era non stancarsi mai, egli ha fatto della sua iperattività il suo successo.
Nello sport e nella vita.
…e il tuo segreto per il successo qual è?
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